La crisi del Mar Rosso pesa pesantemente sull’economia italiana

A quasi 4.500 chilometri dallo stretto di Bab al-Mandab, dal Mar Rosso e dai suoi cieli missilistici, il mondo imprenditoriale italiano è preoccupato. Al largo delle coste dello Yemen, le navi dirette al Canale di Suez continuano ad essere attaccate dai ribelli Houthi che sostengono Hamas, mentre l'onda d'urto derivante dall'interruzione del traffico marittimo comincia a farsi sentire nei porti della penisola.

L’Italia, seconda potenza industriale in Europa e terzo produttore agricolo del continente, gestisce il 54% delle sue esportazioni via mare, di cui il 42,7% passa solitamente attraverso il Canale di Suez. Alcuni operatori hanno ritirato le loro navi da questa rotta vitale per il commercio globale, facendole invece transitare attorno al continente africano attraverso il Capo di Buona Speranza, il che significa tempi di trasporto molto più lunghi e costi molto più elevati. Secondo i dati delle Nazioni Unite, il volume degli scambi commerciali che transitano attraverso il canale è diminuito del 42% in due mesi.

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Il Centro Studi Convertiganato, gruppo di interesse che rappresenta l'artigianato e le piccole imprese italiane, ha diffuso ai media i risultati della sua ricerca. Secondo l'organizzazione, il volume del commercio estero dell'Italia ha perso 8,8 miliardi di euro da novembre 2023: 3,3 miliardi di euro a causa di ritardi nelle esportazioni e 5,5 miliardi di euro legati a una carenza nell'offerta di manufatti. Con l'aumento dei tempi di trasporto verso l'Asia, la Coldiretti, il principale sindacato agricolo italiano, è preoccupata per le esportazioni di frutta e verdura, mentre i rappresentanti dell'industria della moda temono di non riuscire più a raggiungere i propri clienti.

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“Aumento del rischio inflazione”

Cresce l’incertezza anche sul fronte delle importazioni. «I ritardi nelle consegne all'industria comportano un rallentamento di tutte le linee produttive, soprattutto nel settore automobilistico», ha affermato Rodolfo Giampieri, presidente di Asporti, l'organizzazione che rappresenta tutte le autorità portuali italiane. “I porti italiani sono molto vicini al Canale di Suez, che di solito rappresenta una risorsa per gli armatori. Ora, con la circumnavigazione dell'Africa, le navi mercantili potrebbero essere dirette verso porti del nord Europa, che potrebbero non avere interesse ad entrare nel continente.” “Il Mar Mediterraneo attraverso lo Stretto di Gibilterra”, ha spiegato, “Non dobbiamo lasciare che questa crisi porti alcuni porti europei a credere che possono trarne vantaggio a scapito di altri”.

Secondo Asporti il ​​porto italiano che più soffre la crisi attuale è Trieste, sul Mar Adriatico. Oltre al mercato nazionale, Trieste è collegata direttamente tramite ferrovia ai mercati dell'Europa centrale, ed è la destinazione finale di gran parte delle merci che vi transitano.

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