Equilibrio di genere nelle troupe cinematografiche italiane, rapporto che analizza il settore cinematografico e il settore audiovisivo

Equilibrio di genere nelle troupe cinematografiche italiane, rapporto che analizza il settore cinematografico e il settore audiovisivo

C’è un settore che sta crescendo velocemente in Italia. È quello Cinema E daaudiovisivo, che si caratterizza per un aumento del numero dei dipendenti, che dal 2017 al 2022 ha raggiunto il 63 per cento. L’anno scorso, l’ultima Dati InpsNel Bel Paese il settore ha offerto opportunità di lavoro a più di 100 persone 84mila lavoratori. “I dati descrivono un settore fiorente e in crescita”, spiega. Mariagrazia FancicapoScuola Superiore di Comunicazione dei Media e dello Spettacolo dell’Università Cattolica (ALMED). “Nonostante la battuta d’arresto imposta dalla crisi sanitaria, il settore ha registrato un aumento di oltre 32.000 dipendenti in cinque anni. Ma se Questo settore è in crescita, generando valore per il Paese direttamente e indirettamenteAllo stesso tempo, appare un segno su di esso Varie criticità».

Questo viene notato da relazione Equilibrio di genere nelle troupe cinematografiche italianeÈ arrivato lì Terza edizione Ed è stato creato da Almed per Ministero della Cultura – Direzione Generale del Cinema e dell’Audiovisivo. Il rapporto fornisce una fotografia della forza lavoro coinvolta dal 2017 al 2022. “Tra i diversi nodi della filiera, la produzione cinematografica, video e televisiva fa la parte del leone”, continua il professor Fanci. “I dipendenti sono più di 46mila, il 55 per cento dei lavoratori dell’intero settore. Se poi guardiamo alle professionalità che hanno lavorato nelle produzioni di nazionalità italiana, emerge un quadro illuminante: attraversato da alcuni cambiamenti positivi, ma in cui permane un divario numerico importante tra donne e uomini, per quanto riguarda presenze, occupazioni e trattamento economico.

Considerando i ruoli apicali e i capi dipartimento (quasi 22.000 profili), il rapporto delinea un rapporto tra uomini e donne ancora lontano dalla realtà.Obiettivo 50:50. “Nei sei anni analizzati dal rapporto, la percentuale di registe donne non ha superato la soglia del 20%, quella di sceneggiatori è stata del 22% e quella dei montatori del 26%”, spiega la professoressa Fanci. La situazione non cambia se si guarda solo alle iniziative produttive realizzate nel 2022. «Le registe sono il 18%, gli sceneggiatori il 23%, i montatori il 28%, con un aumento impercettibile rispetto al quinquennio precedente, mentre vengono assunti professionisti dirigere la fotografia o la musica è inferiore al 10 per cento.”

Viceversa, le professioni del trucco e della moda impiegano l’80 per cento delle donne, “con il rischio di divenire Ghetti di basso valore o a basso salarioCommenta la professoressa Fanci, che sottolinea come il rapporto abbia riscontrato “un miglioramento della situazione quando i progetti sono gestiti da donne o da team a predominanza femminile”. In questi casi cresce anche la quota di donne in altri ruoli professionali. «Bisogna però Va detto che Jobs Direzione femminile «Si collocano tendenzialmente sui livelli di costo più bassi, sotto gli 800mila euro – prosegue il direttore di Almeide – Produzioni che, anche grazie a budget limitati, faticano a muoversi lungo l’intero periplo dei generi, con particolare attenzione al documentario.

Dall’analisi emerge un quadro leggermente diverso Interpreti. Terzo rapporto Equilibrio di genere nelle troupe cinematografiche italiane Ha infatti ampliato la sorveglianza esaminando 3.236 attrici e attori protagonisti che hanno lavorato in produzioni italiane tra il 2017 e il 2021. “Il divario tra attori uomini e donne appare meno ampio rispetto al loro status registrato nel mondo del lavoro, sebbene esista un fattore importante. Anche lui rimane in questo stato Il divario retributivo di genere» Spiega la maestra. «Nel 2021 un’attrice protagonista guadagna il 23% in meno della sua co-protagonista, con una fortunata tendenza a diminuire nel tempo: nel 2017 il divario tra il compenso medio giornaliero era del 48%». Il rapporto esamina anche le opportunità di lavoro per attrici e attori non caucasici (7% degli attori e 10% delle attrici) e per attori altamente qualificati. incapacità (pari all’1%).

“IO Il divario di genere «Tra i lavoratori del settore cinematografico e audiovisivo essa si manifesta in molteplici forme – conclude Fanci – Dalla differenza numerica, per quanto riguarda i ruoli apicali, soprattutto i cosiddetti ruoli autoriali, alla differenza di trattamento economico, che resta costante nonostante la comparsa di segnali positivi di riduzione. E anche le opportunità di carriera. Hanno una durata mediamente più breve nel caso delle donne e sono caratterizzate da un maggior numero di interruzioni. Tali disparità non si ripercuotono solo sull’ambiente di lavoro e sulle attività produttive delle donne settore, ma inevitabilmente incidono anche Immagini diffuse attraverso i film“Incluse le serie e i contenuti audiovisivi, hanno conseguenze più ampie sulla cultura e sulla società”.

Crediti immagine: Unsplash.com/Nick Fewings.

By Graziella Fazio

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