Recensione libro: “Gusto” di Stanley Tucci

“Cosa stai facendo qui?” chiede la madre di Tucci, trovando lo stesso formaggio che ha dato a sua nonna ore prima.

La nonna ha risposto: “Ma ti piace”.

“fare quello SieteSua madre dice. “Ecco perché l’ho comprato per te!”

La nonna ribatte “Ho abbastanza formaggio”.

Tra i meridionali, generosità culinaria e capannone culinaria sembrano molto simili.

L’Italia gioca un ruolo importante in “Taste”, poiché Tucci continua a tornare lì per assaggiare e conoscere meglio il suo cibo, nonostante le viste accattivanti spuntano in tutto il mondo: a Vancouver, il ristorante italiano diventa la sua casa lontano da casa; a Eglstadir, in Islanda, dove l’agnello è ferito; A Londra, dove lui e la sua futura moglie, Felicity Blunt, hanno strappato le piume a due cavalieri deceduti da un ristoratore locale, dando una nuova definizione alla frase “piccioncini”. Tucci è un gioco di guida turistica amichevole di tutti i tempi.

Ma il tour in sé è un po’ confuso. sì, alterna i passaggi raccontati in prosa diretta e gli aneddoti presentati nel dialogo della sceneggiatura del film; Tra lezioni sulla creazione di un particolare piatto di pasta e mini-lezioni su importanti figure culinarie; tra ricette, menù e orari; Tra linguaggio salato e riferimenti imperfetti (il martini è il suo “gusto crepuscolare”, mentre lui e Walid Felicity sono il loro “problema dolce”). Sono facilmente digeribili ma non cotti bene.

Potrebbe farti sentire denutrito. Oh, ci sono antipasti, premi, secondari e dulce abbondanti, insieme a un’abbondanza di uva. Tucci volubile su ciò che, nel senso di piacere, lo spazzava via e se lo versava addosso. Ma è più conservatore su ciò che c’era già in senso spirituale. Fornisce meno dettagli sulla morte prematura della sua prima moglie o sulla sua decisione, dopo aver avuto tre figli con lei, di avere due figli in più con Felicity rispetto a preparare, servire e gustare il tempano, un gigantesco tamburo di pasta quasi fatto famoso dalla “Grande Notte”. È il fulcro di 10 pagine. Il gusto richiede tempo e attenzione, eppure, in un modo così comune tra le memorie di celebrità che mettono in guardia dall’opinione pubblica, ti fa sentire un po’ scoraggiante.

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Ma la fama di Tucci ha il suo lato positivo: altre celebrità, incluso ma non limitato a Streep. Eccolo a Parigi, a girare “Prêt-à-Porter” di Robert Altman e ad aiutare l’attore italiano Marcello Mastroianni. Tornato a casa, lui e l’attore Oliver Platt cercano con le loro mani incerte di arrostire un intero maiale. E non meno commosso di Ryan Reynolds lo accompagna per estrarre un sondino, una procedura quasi infruttuosa quando il dottore si avvicina a Reynolds. Tucci a un certo punto si scusa per aver abbandonato il suo nome di alto profilo, ma non ne ha bisogno. È una specie di spezia che la maggior parte dei libri “quello che ho mangiato” non ha.

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