Scienziati di tutto il mondo, guidati da esperti dell’Università di Adelaide, hanno compiuto progressi significativi nella risoluzione del mistero della materia oscura, che costituisce l’84% della materia nell’universo.
Sebbene l’influenza gravitazionale della materia oscura sia ben stabilita, la sua vera natura rimane sfuggente.
“L’esistenza della materia oscura è stata saldamente stabilita attraverso le sue interazioni con la gravità, ma la sua natura precisa ci sfugge ancora nonostante gli instancabili sforzi dei fisici di tutto il mondo”, afferma il professor Anthony Thomas, professore senior di fisica presso l’Università di Adelaide.
La chiave per comprendere questo mistero potrebbe risiedere nel concetto di “fotone oscuro”.
Questa particella teorica potrebbe fungere da ponte tra il settore oscuro delle particelle, che comprende la materia oscura, e la materia ordinaria, i materiali che compongono il nostro universo.
Il fotone oscuro, un’ipotetica particella simile a un fotone elettromagnetico, ha il potenziale per fornire informazioni sulla natura della materia oscura.
Gli scienziati, tra cui il professor Anthony Thomas e i suoi colleghi, membri del Dark Matter Center, stanno utilizzando diversi approcci per ottenere una maggiore comprensione di questa materia sfuggente.
Nel loro ultimo studio, i ricercatori hanno esaminato il potenziale impatto del fotone oscuro sui risultati sperimentali derivati da processi di diffusione anelastica profonda.
Questa analisi prevede lo studio dei sottoprodotti delle collisioni di particelle ad alta energia, fornendo preziose informazioni sul mondo subatomico e sulle leggi che governano la natura.
“Abbiamo sfruttato il quadro di analisi globale all’avanguardia del Jefferson Lab Angular Momentum (JAM), modificando la teoria fondamentale per consentire la possibilità di un fotone oscuro”, ha affermato il professor Thomas.
Il loro lavoro ha prodotto prove convincenti a favore dell’ipotesi del fotone oscuro rispetto all’ipotesi del Modello Standard, raggiungendo un livello di significatività di 6,5 sigma – un’importante pietra miliare che indica la scoperta delle particelle.