I cittadini che vivono lontano dal proprio comune chiedono di poter votare nel proprio comune, ma la legislazione che consente loro di farlo potrebbe non essere approvata alle elezioni europee del prossimo anno.
Il diritto di voto tutelato costituzionalmente non viene esercitato dai circa cinque milioni di persone che vivono lontano dalla propria abitazione ufficiale, ad esempio gli studenti universitari o coloro che svolgono lavori che richiedono loro di lavorare lontano da casa.
Le elezioni europee 2024 si svolgeranno tra il 6 e il 9 giugno, ma Italia, Cipro e Malta sono gli unici Paesi europei a non consentire ancora il voto ai cittadini ‘fuori sede’. 4,8 milioni di cittadini italiani (il 10% degli intervistati) vivono in comuni diversi da quello di residenza e la metà di loro impiega dalle quattro alle 12 ore per arrivarci.
La questione è stata dibattuta in Italia per anni, con un disegno di legge in fase di revisione in parlamento. Il governo di destra, ora guidato dal premier Georgia Meloni, ha un anno e mezzo per varare una nuova normativa che garantirebbe il diritto di voto a tutti i cittadini sul territorio nazionale e all’estero.
La normativa in questione è già stata approvata dalla Camera dei Rappresentanti, ma deve ancora essere approvata dal Senato. I partiti di opposizione di sinistra sono scettici sulla tempistica, che sarebbe talmente lunga da ribaltare la candidatura elettorale in cui gli italiani devono scegliere chi li rappresenterà al Parlamento europeo.
“Abbiamo presentato le nostre proposte di riforma per rafforzare la stabilità e la rappresentanza, a partire da una nuova legge elettorale e da un referendum per i non residenti”, ha detto Ellie Schlein, segretario del Partito Democratico (PD/S&D).
Secondo la nuova legge possono votare i cittadini italiani che risiedono in un comune – italiano o estero – in un comune diverso da quello in cui risiedono per motivi quali studio, lavoro, cura o assistenza di badanti familiari. Inoltre, saranno stabiliti – in alternativa – prezzi agevolati per gli spostamenti nel comune di residenza.
Tuttavia, c’è una scappatoia all’inizio della legislazione, poiché le misure introdotte si applicheranno solo alle elezioni e ai referendum dell’UE, non alle elezioni generali fino a quando il governo non introdurrà modifiche.
Una difficoltà citata dagli stranieri è il costo del viaggio, che spesso è insostenibile e li scoraggia dall’andare a votare. La fascia di età più colpita dal problema è quella 18-35 anni, con gli studenti universitari, in particolare, i primi a chiedere l’intervento del governo sul problema.
Nelle ultime elezioni generali del settembre 2022, l’affluenza alle urne è stata il minimo storico del 64%. Non sono andati a votare circa 16 milioni di elettori, mentre nel 2018 l’affluenza alle urne è stata del 72,9%.
Ciò è in parte dovuto all’apatia dei cittadini e alla sfiducia nei confronti della classe politica, ma evidenzia anche un cosiddetto “referendum involontario” esacerbato dall’aumento del costo della vita tra l’aumento dei prezzi dell’energia e degli affitti.
(Federica Pascale | EURACTIV.it)