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L’inaspettata vettura sportiva italiana V8 pensata per ringraziare l’America

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L’inaspettata vettura sportiva italiana V8 pensata per ringraziare l’America

“Il motore ha due serie di cilindri montati a 70 gradi in una fusione comune”, ha spiegato Ottokar. “L’albero motore ha quattro mandate e le bielle sulle due bancate opposte corrono quasi, ma non del tutto, fianco a fianco, i perni di manovella stessi sono leggermente inclinati per consentire uno sfasamento di 20 gradi tra le due bancate. L’albero corre in tre direzioni principali cuscinetti (piombo rame con bava di indio) e pesi bilanciati solo alle estremità. Non è stato utilizzato lo smorzatore torsionale, ma i 7000 giri sono stati raggiunti senza problemi.

Due anni dopo, i nostri collaudatori su strada ne scrissero con 115 CV (rispetto ai 105 CV dell’originale): “Ci sono pochissime berline da 2 litri che sono veloci quanto un 8V.”

Faceva 0-60 mph in 12,6 secondi (20,1 secondi più veloce della 1100!) e 0-60 mph in 35,0 secondi.

“Per offrire prestazioni come queste, è essenziale avere doti di manovrabilità di prima classe, e le ruote anteriori e posteriori indipendenti garantiscono una guida confortevole e danno un grado di tenuta di strada difficile da migliorare”. [such a car].

“Ha una stabilità direzionale particolarmente buona, insieme alla giusta quantità di sottosterzo.

“Lo sterzo trasmette al guidatore una sensazione molto precisa di leggerezza e vivacità.

“La 8V è un’auto sportiva nel senso moderno del termine, è un’auto che va “guidata” per essere goduta; nasconde anche la sua vera velocità con le sue buone maniere.

L’Italia era ovviamente famosa per la produzione di automobili, e molte di loro abbellivano magnificamente il telaio 8V, tra cui Bertone, Farina, Ghia, Pinin Farina, Vignale e Zagato.

Nel frattempo, i partecipanti al rally e i piloti se la cavavano bene con le auto 8V iscritte appositamente, in particolare Elio Zagato che vinse la classe da 2 litri in una gara di supporto per il Gran Premio d’Italia del 1954 a Monza, poi mise in imbarazzo le Porsche 356 al Gran Premio di Berlino del 1955 ( per auto sportive) in Avus.

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Ma nonostante l'”effetto alone” di tutto ciò, i capi della Fiat persero interesse per l’8V e lo uccisero dopo soli due anni e 114 carrozzerie costruite.

Motori e altre parti in eccedenza andarono alle vetture da competizione 208 Siata a bassissimo profilo di Torino, ma la storia finì lì. Nessun’altra Fiat utilizzava un motore V8, e oggi gli “Otto Vù” si vendono a milioni.

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