Secondo lui, l’economia italiana ha mostrato una capacità produttiva “superiore a quanto ci aspettavamo finora. Ciò che sta dimostrando è la forte capacità del Paese di rispondere non solo alla crisi innescata dal Covid-19, ma anche agli effetti della guerra. in Ucraina, con il forte aumento dei prezzi dell’energia, siamo tornati sopra i livelli che avevamo raggiunto prima della grande crisi del 2008, prima quella dei debiti finanziari e poi quella dei debiti sovrani”. Francisco Maria CileLo ha detto il direttore dell’Istituto italiano di statistica in un’intervista al quotidiano “Il Sole 24 Ore”, commentando i dati rilevati dalla revisione economica nazionale. I dati mostrano un netto miglioramento delle dimensioni del PIL negli ultimi tre anni (2021-2023). Lo scorso anno il Pil ha visto un incremento in valore di circa 43 miliardi rispetto alle prime stime, un dato che si aggiunge alla revisione eccezionale degli anni precedenti: “La revisione – ha spiegato il Cile – è un esercizio continuo di statistica ufficiale, necessario per garantire la qualità dei dati e la piena comparabilità nelle serie storiche. “Questi dati avranno sicuramente un impatto anche nel 2024, ma non facciamo previsioni”.
Possiamo dire – Wasel, capo dell’Istituto di statistica – L’analisi ci mostra che ai prezzi di mercato nel triennio successivo al 2020, anno terribile del Covid con una recessione di circa nove punti, il Pil è aumentato di circa 130 miliardi in più rispetto a quanto misurato in precedenza. Rapporto qualità/prezzo abbastanza grande. A ciò aggiungerei che anche i saldi fiscali sono migliorati”. Anche il ciclo inflazionistico, diverso da quello degli altri paesi dell’euro, sembra essere tornato alla normalità: “Il forte aumento del costo dell’energia ha causato un aumento dei prezzi al consumo. Ma sia le misure governative di riduzione del costo delle importazioni energetiche che la politica monetaria della Bce hanno funzionato per abbassare i prezzi, azione alla quale il sistema produttivo, come abbiamo visto e verificato, ha risposto molto bene anche Shelley ha notato “l’inflazione del 2024”. è attualmente all’1,1% e non facciamo previsioni sull’inflazione ma su un indicatore economico molto vicino: il deflatore della spesa delle famiglie. “Oggi ciò indica un forte rallentamento nel 2024 (+1,6% dal +5,2% del 2023) a cui seguirà un moderato aumento nel 2025 (+2,0%) Positivi anche i dati sull’occupazione”. Ci sono elementi che ce lo dicono l’economia è in buona salute”.
Ma ci sono problemi strutturali che devono essere affrontati seriamente.«Parlo di donne e giovani. Il numero delle donne che lavorano è aumentato di 14 milioni in 20 anni, arrivando a 10 milioni secondo l’indagine sulle forze di lavoro. Ma non tutte hanno comunque un lavoro standard poche: il tasso di occupazione femminile è intorno al 57,2 per cento. «Bisogna ridurre questo divario e bisogna farlo senza perdere, anzi guadagnare, punti in termini di produttività», ha aggiunto il responsabile dell’Istituto nazionale di statistica. Il 2024 sarà un anno negativo anche per le nascite: “Secondo i dati della prima metà dell’anno, che hanno visto un calo dell’1,4%, se si confermassero le tendenze attuali, si aggiungerà a questo un nuovo calo delle nascite un calo del tasso di mortalità, il che è molto positivo Certamente il risultato è un invecchiamento generale della popolazione e ricordo quanto ha detto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta: “Da qui al 2040, il numero di persone di l’età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, nonostante un afflusso netto dall’estero di 170mila persone l’anno. Shelley ha concluso che questa contrazione si tradurrebbe in un calo del PIL del 13% e del 9% in termini pro capite”.
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