Questo numero di Women Church World è dedicato al cinema (e anche un po’ al teatro). Questo mese esploriamo come la settima arte abbia visto uno sviluppo significativo nel modo in cui vengono rappresentati i soggetti religiosi o spirituali da quando le donne hanno guadagnato un posto di rilievo nella società, nella cultura e nella chiesa. Cosa succede quando il sacro viene portato sul grande schermo, la fede diventa cinema e il miracolo un’immagine? Per non parlare del fatto che ciò avviene da una prospettiva femminile? Il modo di vedere delle registe e delle attrici, in alcuni casi apertamente femminista, ha contribuito a ridefinire il rapporto tra le donne e la fede nel cinema attraverso narrazioni potenti e innovative. A sua volta, ciò ha aperto la strada a una riflessione profonda e critica sul ruolo delle donne nella narrazione del dominio sacro, e non meno anche da parte degli uomini.
Consideriamo qui il carattere di Maria. In un passato non così lontano, sul grande schermo, la Madre di Cristo è riuscita a rompere con successo gli stereotipi religiosi con registi come Roberto Rossellini e Pier Paolo Pasolini. Oggi, questo approccio continua, poiché l’immagine cinematografica della Vergine Maria sfida inestricabilmente le norme tradizionali, le reinterpretazioni della Scrittura da parte dei teologi e le nuove idee sulla femminilità che cambia il mondo.
Non è solo un problema Il carattere di MariaIl modo in cui vengono rappresentati i santi, i credenti e le religiose sta diventando sempre più vario e autentico, rompendo al tempo stesso vecchi stereotipi. Ad esempio, film come Agnese Dio O Sorelle Maddalena Sono testimonianze di una realtà femminile spesso trascurata, e talvolta nascosta, che raccontano senza paura e in modo crudo la sofferenza e la resilienza delle donne in un contesto religioso opprimente.
In breve, il modo in cui le donne hanno spinto ha ampliato la nozione di sacro nel cinema, decostruendolo dove necessario, includendo elementi del mondano e del quotidiano. Così come Liliana Cavani, la cui carriera è caratterizzata da una costante esplorazione del sacro e del profano. Come fa Alice Rohrwacher, una regista che esplora con sensibilità i temi della spiritualità e della sacralità, pur ponendo spesso al centro delle sue storie personaggi femminili complessi e molto umani.
Questo numero è stato realizzato in collaborazione con la Rivista del Cinematografo, rivista cinematografica italiana fondata nel 1928. Si tratta di una delle prime pubblicazioni italiane del settore, e la più antica ancora oggi attiva. Il mensile è edito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, che promuove il cinema in Italia per conto della Conferenza Episcopale Italiana.
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