Il Primo Ministro italiano sta per lanciare un’offensiva per ottenere un’alta commissione per il suo Paese. Economia, concorrenza, difesa e immigrazione sono tutti nella sua lista dei desideri. È questa l’“arte dell’affare” europea?
Nel tentativo di garantire un ruolo chiave all’Italia a Bruxelles, il primo ministro italiano Giorgia Meloni si sta preparando per una resa dei conti decisiva per un ampio portafoglio nella Commissione europea.
Secondo fonti del governo italiano, coordina strettamente l’attività diplomatica nelle istituzioni dell’Unione europea con il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
Sono poche le persone che conoscono Bruxelles meglio di Tajani: è un ex commissario e presidente del Parlamento europeo, membro di lunga data del Partito popolare europeo e stretto alleato di Silvio Berlusconi, il defunto magnate dei media e primo ministro italiano che fu anche membro del Parlamento Europeo.
La cordiale interazione politica tra Meloni e Tajani è un segno che i conservatori moderati del PPE, i nazionalisti di destra del PPE e i riformisti del PPE possono lavorare insieme su qualcosa di più duraturo di una campagna elettorale – almeno in Italia.
Al momento nessuno a Palazzo Kizgi – residenza del primo ministro a Roma – prende posizione pubblica per un secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea.
Per von der Leyen, il sostegno della Meloni potrebbe essere cruciale, ma il Primo Ministro italiano per ora sta cercando di tenere le carte chiuse – e forse la Meloni mostrerà a tutti in Europa qual è l’arte della contrattazione politica.
Cosa c’è in gioco per l’Italia?
La Meloni e il suo alleato italiano Tajani credono che l’Italia abbia il diritto di chiedere più nomine alle istituzioni europee nel mezzo dei negoziati sulle nomine istituzionali. Il governo italiano è alla ricerca di un importante portafoglio ministeriale oltre alla posizione di vicepresidente della Commissione europea.
Quale portafoglio? “Prima di tutto un portafoglio economico: affari monetari, concorrenza o commercio”, dicono fonti romane.
Il governo italiano è convinto che il successo delle forze conservatrici in Europa e il successo personale del partito di estrema destra della Meloni, Fratelli d’Italia, alle elezioni europee di inizio giugno giustifichino la richiesta dell’Italia di una posizione rilevante nel UNIONE EUROPEA.
Il governo italiano si avvia verso un altro portafoglio: quello del nuovo commissario alla Difesa.
Ciò potrebbe diventare un pezzo importante del puzzle strategico di Bruxelles, soprattutto se si tratta di acquistare armi difensive, che rappresentano un enorme premio per i produttori europei di armi. La produzione di armi rappresenta un enorme business in Italia, soprattutto per il settore pubblico industriale.
Secondo indiscrezioni politiche e mediatiche italiane, Elisabetta Belloni potrebbe essere la candidata ideale per la carica di commissario alla Difesa.
Quali carte può giocare Melony?
Belloni, sconosciuto a chiunque a Bruxelles, è stato il capo dell’intelligence italiana sin dal governo liberale di Mario Draghi. In Italia, il servizio di intelligence è gestito da alti funzionari governativi esterni, solitamente diplomatici.
In effetti, è stata la Belloni a diventare quasi la prima donna a capo del governo italiano dopo che la stampa ha pubblicizzato il suo nome come la favorita per assumere la carica di primo ministro dopo le elezioni generali del marzo 2018. La Meloni alla fine ha preso il titolo nell’ottobre 2022.
Belloni, che ha recentemente assunto la presidenza italiana del G7, in passato è stato consigliere diplomatico dell’ex primo ministro e attuale commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. Secondo alcune fonti italiane si tratta di una posizione “secondaria nell’Ue”, perché Gentiloni è al di sotto del vicepresidente, il commissario lettone al Commercio Valdis Dombrovskis.
Belloni rappresenta il dipartimento governativo, il che significa che è nella posizione ideale per soddisfare le esigenze del pubblico e dell’industria in tutte le questioni di sicurezza.
Oltre a Belloni, un’altra opzione è Roberto Cingolani, un fisico esperto che guida il produttore italiano di armi Leonardo. È anche possibile che Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione Verde nel governo Draghi, si candidi per la carica di ministro della Concorrenza.
Un altro nome di rilievo, almeno per l’Italia, è l’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ma queste ultime opzioni sembrano svanire, poiché la Meloni vuole che i suoi ministri restino in carica per evitare qualsiasi rimpasto di governo.
Cosa dicono le ultime foglie di tè?
Inevitabilmente, le più alte cariche dell’UE si sono trasformate in merce di scambio nel gioco dei calamari post-elettorali.
La Meloni sta cercando di giocare la carta di Marine Le Pen e di bilanciare il ruolo del Gruppo Identità e Democrazia nel gioco negoziale della coalizione. Il governo conservatore italiano deve ampliare la piattaforma per i negoziati per le posizioni di alto livello per includere colloqui relativi ai gruppi politici in parlamento.
Il nuovo Parlamento ha una netta maggioranza conservatrice e, dal punto di vista dell’esecutivo italiano, è un’ottima occasione per un confronto con i socialisti di S&D e i liberali di Renew Europe, il gruppo del presidente francese Emmanuel Macron al Parlamento europeo.
Il conflitto politico tra conservatori, liberali e socialisti è scoppiato al recente vertice del G7 in Italia, dove il dibattito sull’aborto si è trasformato in un casus belli tra il presidente francese – in lotta in patria contro l’estrema destra di Marine Le Pen – e il primo ministro italiano , desiderosa di capitalizzare la sua vittoria elettorale.
Potrebbe essere questo il motivo per cui i rapporti tra Meloni e von der Leyen hanno perso calore.
Anche se la Meloni non riesce a mantenere la faccia seria nei confronti di Macron, per von der Leyen il leader francese rimane un elemento chiave nei suoi calcoli, soprattutto se (inaspettatamente) dovesse vincere le elezioni parlamentari anticipate del paese tra giugno e luglio/luglio.
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