IDFA aggiunge 65 titoli alla formazione nelle divisioni Best of Fests, Masters e Paradocs

Festival internazionale del film documentario di Amsterdam (IDFA) ha aggiunto 65 titoli alla sua raccolta martedì, svelando le divisioni non competitive del programma Best of Fests, Masters e Paradocs. La 34a edizione dell’IDFA prende il via dal 17 al 28 novembre ad Amsterdam.

Il Best of Fests premia i vincitori del premio, le scelte della critica e i preferiti del pubblico dai Festival dell’anno. L’antologia di 46 storie della Collezione India sugli amanti estraniati include “Night of Knowing Nothing” scritta da Payal Kapadia, vincitore del Premio Documentario a Cannes, il film naturalistico “The Velvet Queen” della prima regista Marie Amigue, “Utenti, “Esplorare il futuro dell’umanità di Natalia Almada” edomare il giardino‘, caratteristica del cinema lento di Salome Gashi.

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A loro si uniscono film di successo come il biopic di Alanis Morissette “Jagged” di Alison Kleiman e “All These Sons” di Bing Liu e Joshua Altman del team di registi dietro “Minding the Gap”. Il dipartimento premia anche le gemme a sorpresa del circuito dei festival, tra cui i vincitori del premio “Il silenzio della talpa” di Anaïs Taracena e “A caccia di cavalli” di Stefan Pavlovi.

Masters seleziona 16 titoli da alcuni dei più importanti registi del mondo. Molte delle voci parlano della crescente intersezione di registi che lavorano sia nel mondo della finzione che in quello del documentario, come si vede nell’esperimento da cowboy di Andrea Arnold “Cow” e “Mountain Navigator” di Karim Aunoz, dove ha tracciato il primo viaggio del regista nella patria di suo padre , tra gli altri titoli.

La selezione presenta anche nuovi lavori di autori documentari. Le prime mondiali includono “Renee – Prisoner of Freedom” di Helena Testikova, un seguito del suo capolavoro del 2008 sull’eroe titolare. “Beirut: Eye of the Storm” di Mai Masri, in cui quattro giovani donne documentano la recente rivolta e la chiusura di Beirut, con conseguente esplosione del porto devastato; e “Case” di Leyla Bakalnina, un’ode alle persone e alle loro case.

Sergey Loznitsa è tornato concapitolo sì. Contesto”, sulla carneficina della seconda guerra mondiale, mentre “Futura” riunisce i maestri italiani Pietro Marcello, Francesco Monzi e Alice Rohrwacher in un’impresa di cinema di massa.

Paradox mette in mostra alcuni dei migliori documentari sperimentali dell’anno. Gli otto film includono “Just a Movement” del famoso artista Vincent Messen, un ritratto di Omar Blondin Diop, artista senegalese, combattente per la libertà e attore Jean-Luc Godard. In the Belly of the Mountain, un film-saggio astratto dell’artista interdisciplinare Stephen Lowe; E il bellissimo scatto di Shengze Zhu “River Runs, Spins, Erases, Replaces”, che esplora la situazione epidemiologica a Wuhan, dando un’impressione atmosferica della città.

La scorsa settimana, l’IDFA ha presentato due focus program per la sua prossima edizione: The Future Tense e Unconscious Bias. Il festival ha anche annunciato i suoi piani per la 15a edizione di IDFA DocLab, il corrispondente programma tematico per la realtà virtuale. Diciannove titoli sono stati aggiunti alla selezione.

Future Time presenta un “mosaico di riflessioni cinematografiche e riflessioni future” attraverso 10 titoli, vecchi e nuovi.

I momenti salienti includono la prima mondiale di “I’m So Sorry” di Zhao Liang, una riflessione lenta e riflessiva sul disastro nucleare. “Two Minutes to Midnight” di Yael Bartana esplora il lato performativo delle minacce nucleari, con esperti della vita reale inseriti in un ambiente immaginario, mentre il film acclamato dalla critica di Nicholas Gerhalter del 2016 Homo Sapiens brilla nell’aura delle rovine abbandonate, immaginando un tempo non più Persone ci sono dentro.

Altri film guardano a un futuro immaginato già passato, come in “Scented Nightmare” di Kidlat Tahimik, un classico post-coloniale degli anni ’70 che sogna esilarante un Occidente idealizzato, capovolgendo la nozione di “progresso” come luogo. Ancora altri film sembrano più piccoli, come il film di Peter Brosens e Dorjkhandyn Turmunkh del 1998 Country of Dogs, una storia mistica di reincarnazione tra le specie.

Composto da 11 nuovi titoli pre-pubblicati, Unconscious Bias esplora il discorso odierno sul significato del passato coloniale e i molti modi in cui quel passato continua a lasciare il segno nel presente.

Al centro del programma c’è il 25° anniversario della famosa “Amsterdam cosmopolita” di Johan van der Keuken, un viaggio attraverso la città e le sue numerose culture e abitanti intrecciati.

Altri film portano l’attenzione su altre città europee, osservando come il loro passato coloniale sia nascosto nel loro tessuto sociale: il primo film di Hetto Styrell, The Empty Center, tratta delle nuove mura erette dopo la riunificazione tedesca. Il film “Noi” della regista franco-senegalese Alice Diop percorre il percorso della RER B di Parigi per incontrare la variegata popolazione della città che costituisce un insieme collettivo.

Diversi nuovi film trattano della natura sistematica del colonialismo e del suo controllo permanente sulla sfera economica e sociale. Return to Reims (Fragments) di Jean-Gabriel Perriot scava negli archivi per raccontare una storia più completa sulla classe operaia francese, dove le comunità emarginate hanno voce in capitolo.

Altri titoli hanno un approccio personale, guardando ai cambiamenti generazionali di prospettiva all’interno delle famiglie dei registi: “Now is the Past” di Shin Ichi Ise, guarda come continua la propaganda coloniale; In the Flowing Night di Erika Itangsali unisce leggenda e memoria per raccontare una storia profondamente personale di schiavitù, sradicamento e dolore tra generazioni di Reunion.

Per celebrare il 15° anniversario di IDFA DocLab, il festival presenta un programma speciale intitolato Limal Reality: A Celebration of Mystery in Life, Technology and Art. Riferendosi a uno stato intermedio familiare e sconosciuto, la realtà criminale riflette sull’ambiguità collettiva in cui ci troviamo ora.

La 15a edizione vedrà il ritorno di IDFA DocLab nelle sedi fisiche di Amsterdam, tra cui Tolhuistuin, Eye, Vlaams Cultuurhuis de Brakke Grond e ARTISPlanetarium, oltre a eventi e spettacoli nel mondo online e virtuale. La conferenza interattiva si svilupperà in cinque giorni, ricca di conferenze e spettacoli dal vivo e presentata in collaborazione con i principali artisti e pensatori immersivi Rahima Jambo, Lauren Lee McCarthy, Polymorph, Anagram e molti altri ospiti speciali.

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By Graziella Fazio

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