L’economia circolare mantiene più a lungo il valore delle risorse nell’economia, allunga la vita utile dei prodotti e riduce i rifiuti, offrendo il potenziale per ridurre le pressioni ambientali e climatiche e aumentare la competitività locale. L’Italia è uno dei leader europei nella transizione verso un’economia circolare. Ha uno dei livelli più bassi di consumo di materiali urbani pro capite nell’UE e ha già superato la maggior parte degli obiettivi UE per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani. Tuttavia, l’Italia potrebbe andare oltre nel disaccoppiare la crescita economica dal consumo materiale, come dimostrato recentemente dalla debolezza dell’economia italiana di fronte alle interruzioni della catena di approvvigionamento e all’aumento dei prezzi delle materie prime vergini. L’adozione della Strategia nazionale per l’economia circolare nel 2022 ha rafforzato l’ambizione politica del Paese di passare rapidamente da modelli lineari a modelli circolari di produzione e consumo.
Tra le misure previste, la strategia nazionale prevede un maggiore utilizzo degli strumenti economici per creare un policy mix più coerente ed efficace in linea con le ambizioni politiche nazionali. Gli strumenti economici sono ampiamente utilizzati nei paesi OCSE per favorire pratiche più sostenibili e punire comportamenti dannosi, contribuendo a reindirizzare i comportamenti dei consumatori e delle imprese verso maggiori benefici ambientali, riducendo al contempo gli impatti economici. Sebbene l’Italia utilizzi già diversi strumenti economici (come gli appalti pubblici verdi, la responsabilità estesa del produttore e i crediti d’imposta sulle società), esiste il potenziale per internalizzare ulteriormente le esternalità negative e rafforzare i segnali di prezzo per allineare il comportamento dei consumatori e delle imprese con maggiore sostenibilità e circolarità.
Sviluppato nel contesto della cooperazione con la Direzione Generale per il Sostegno alle Riforme Strutturali (DG REFORM) della Commissione Europea, questo rapporto identifica opportunità per un uso migliore e innovativo degli strumenti economici a sostegno dell’economia circolare in Italia, anche attraverso riforme, una migliore attuazione e introduzione dello strumento. La prima parte di questo rapporto valuta il panorama politico italiano e lo confronta con le pratiche internazionali. Riconosce il grande potenziale per migliorare l’uso degli strumenti economici e raccomanda le seguenti opzioni per ulteriori studi:
1. Introduzione di una tassa sui materiali vergini sugli aggregati da costruzione Migliorare gli indicatori dei prezzi per ridurre la domanda di materie prime e incoraggiare l’uso di materie secondarie.
2. Dare priorità alla riforma fiscale sulle discariche caratterizzata da un forte coordinamento tra il livello nazionale e quello regionale Allineare e aumentare gradualmente le aliquote fiscali sulle discariche in tutte le regioni, scoraggiando efficacemente le discariche e continuando a incoraggiare il riciclaggio.
3. – Proseguire le riforme per eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente. Incluse quelle legate all’economia circolare e ai rifiuti, come l’aliquota ridotta dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) che si applica indiscriminatamente allo stoccaggio, alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti.
4. Imposizione di una tassa sull’incenerimento degli impianti di termovalorizzazione Massimizzare gli incentivi per le opzioni di prevenzione e trattamento dei rifiuti che si collocano più in alto nella gerarchia dei rifiuti e prevenire potenziali impatti a lungo termine.
5. Continua implementazione dei sistemi pay-as-you-throw Contribuire a ridurre la produzione di rifiuti residui da parte delle famiglie e i costi di gestione dei rifiuti a livello locale.
6. Maggiore sostegno a pratiche coerenti di prevenzione dei rifiuti e continuo miglioramento dei piani di responsabilità estesa del produttore Supportare la prevenzione dei rifiuti attraverso requisiti di progettazione ecocompatibile e promuovere pratiche di riutilizzo e riparazione.
7. Continui aumenti dell’ambizione per approcci agli appalti pubblici che promuovano la circolarità e l’innovazione verde. Le strategie innovative possono includere la valutazione delle esigenze, la focalizzazione su nuovi servizi e modelli di business (piuttosto che sui prodotti) e l’adozione di termini contrattuali e specifiche di offerta che prolungano la vita del prodotto.
La seconda parte del presente rapporto contiene un’analisi approfondita di un sottoinsieme di strumenti che possono sostenere l’obiettivo politico di ridurre la domanda di materie prime e lo spostamento verso le materie secondarie. I benefici ambientali attesi includono la riduzione degli impatti associati all’estrazione dei materiali e la riduzione delle emissioni di gas serra, oltre ai vantaggi economici derivanti dalla garanzia delle forniture di materie prime. Come concordato con il Ministero italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, questa parte si concentra su tre strumenti: un’imposta sulle materie prime sugli aggregati da costruzione, una riduzione delle aliquote IVA sui prodotti con contenuto riciclato (per la loro eventuale introduzione) e agevolazioni fiscali per le imprese ( rafforzare le misure esistenti).
Tassazione delle materie prime per gli aggregati da costruzione. Il settore delle costruzioni svolge un ruolo importante nell’economia italiana, ma la sua forte dipendenza dalle materie prime è associata a significativi impatti ambientali e preoccupazioni sulla sicurezza dell’approvvigionamento. Una tassa sulle materie prime sugli aggregati da costruzione potrebbe contribuire ad assorbire i costi ambientali e sociali delle attività estrattive, ridurre la domanda di materie prime e incoraggiare il passaggio ad alternative secondarie (compresi i processi di smaltimento dei rifiuti), soprattutto nel settore delle costruzioni. È importante stabilire un quadro nazionale per un approccio coordinato, dando alle regioni una certa flessibilità per adattarsi alle circostanze locali. Ciò includerà la definizione e l’aggiornamento regolare di aliquote fiscali minime armonizzate per ciascuna categoria di materiali a livello nazionale. Il rapporto raccomanda aliquote fiscali basate su una misura materiale (quanto lontano), idealmente in funzione della superficie interessata e delle quantità estratte. Dato che l’elasticità della domanda e dell’offerta di aggregati da costruzione tende ad essere bassa, le tasse sulle materie prime sono più efficaci se combinate con politiche volte ad aumentare l’offerta di materiali secondari e con sistemi di controllo efficaci. Ciò è dimostrato anche da prove derivate dall’uso di queste tasse in altri paesi.
Ridurre le aliquote IVA sui prodotti con contenuto riciclato. Aliquote IVA ridotte vengono spesso introdotte per incoraggiare il consumo di beni rispettosi dell’ambiente o attività di riparazione ad alta intensità di manodopera. Applicare un’aliquota IVA preferenziale ai prodotti con contenuto riciclato (in Italia, dal 22% al 10%) potrebbe teoricamente aiutare ad abbassare i prezzi, magari incentivando sia i consumatori che i produttori a preferirla rispetto ad alternative meno circolari. Tuttavia, le questioni legate alla limitata trasmissione ai prezzi al consumo, alla risposta incerta dei consumatori e al rischio di effetti di rimbalzo sul consumo di materiali primari e secondari potrebbero ridurre i benefici ambientali attesi da questa misura. Inoltre, l’attuazione richiederà modifiche legislative alla direttiva IVA dell’UE, nonché sistemi di informazione e certificazione per identificare chiaramente i beni ammissibili. Inoltre, aliquote IVA più basse potrebbero comportare perdite significative di entrate fiscali, imporre costi di monitoraggio e conformità più elevati e portare potenzialmente a impatti distributivi. Pertanto, il rapporto costo-efficacia di questa misura dovrebbe essere attentamente considerato rispetto a strumenti alternativi (ad esempio, sussidi diretti).
Agevolazioni fiscali per le aziende per promuovere i contenuti riciclati. L’Italia ha implementato agevolazioni fiscali sulle società per sostenere i materiali preferiti (riciclati e compostabili) negli imballaggi e nei prodotti dal 2021, e da allora ne ha rafforzati o soppressi alcuni. L’adozione da parte del settore delle misure presentate varia notevolmente, ma la limitazione del loro utilizzo impedisce una valutazione più dettagliata. Il proseguimento delle misure per diversi anni fornirebbe alle aziende una migliore opportunità di incorporarle nei loro piani di investimento a lungo termine, oltre a contribuire a migliorare la raccolta dei dati e la successiva valutazione. Studi di mercato e consultazioni di settore possono aiutare a progettare crediti d’imposta, in particolare la soglia del contenuto riciclato e l’entità del credito d’imposta, aiutando a calibrare entrambi in modo da evitare il rischio di impatti non desiderati. Il graduale inasprimento dei requisiti nel tempo può anche contribuire a garantire che tali requisiti forniscano incentivi significativi alle aziende nel lungo termine. Più in generale, poiché le agevolazioni fiscali sulle società comportano costi aggiuntivi, il loro utilizzo deve essere giustificato dal comprovato impatto sul comportamento aziendale e dai vantaggi ambientali associati.
Sulla base di simulazioni di modelli, eseguite nell’ambito di questo rapporto, si raccomanda di combinare incentivi fiscali (o sussidi) e tasse ambientali per amplificare il risparmio delle emissioni di gas serra e altri benefici ambientali, raggiungendo al contempo la neutralità del bilancio. Le tasse possono contrastare i potenziali effetti di rimbalzo sui consumi associati agli incentivi fiscali o alle conseguenze indesiderate della sostituzione dei materiali e, in generale, generare segnali di prezzo più forti per ridurre l’uso delle materie prime. È improbabile che gli incentivi fiscali (come la riduzione dell’IVA o le agevolazioni fiscali sulle società) da soli portino un forte stimolo economico, ma potrebbero fungere da “misure di sostegno” come parte di un mix politico più ampio. Ove possibile, le politiche dovrebbero basarsi su parametri del ciclo di vita per garantire la riduzione dell’impatto ambientale.
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