Di Branka Bezić Filipović
Nel centro Italia, nel Molise, a un centinaio di chilometri da Pescara, c’è una piccola comunità croata.
I croati molisani, la minoranza croata più conosciuta in Italia con una popolazione di 2.200 abitanti, vivono in tre villaggi: Mundimidar (Montimitro), Filic (San Felice) e Krug (Aquaviva Colgros).
La loro lingua, che hanno conservato per secoli, fu portata dalla Croazia nei secoli XV e XVI, quando fuggirono dai turchi dalla costa adriatica o, come si suol dire, “dall’altra parte del mare”.
Oggi, viaggiando per Molis, i visitatori sono spesso sorpresi nel vedere numerosi luoghi con nomi croati come Šelo e Isar (lago), mentre i cartelli bilingue testimoniano l’esistenza di questa comunità unica.
Ma dietro questi segni ci sono storie, leggende e storie che questa piccola comunità custodisce come la sua più grande ricchezza.
Secondo una di queste leggende, negli anni ’20, un cieco Mollison insistette per gli scavi a Cello. La sua diligenza portò alla scoperta di un gran numero di ossa umane, che furono sepolte in una fossa comune, e fu costruita una piccola cappella in onore di Santa Lucia.
Santa Lucia, festeggiata a dicembre in Dalmazia, secondo un’altra leggenda racconta dell’arrivo dei croati sulle coste italiane guidati dal duca Mirko, qui viene festeggiata a maggio.
Hanno portato con sé la sua statua che è collocata nella chiesa di Mundimitr, ma per la celebrazione di maggio, le donne la portano a Cello, dove i festeggiamenti si concludono con un travolgente intruglio di grandi pentole.
Su una pietra accanto alla Chiesa di Santa Lucia è inciso: “ZA NE ZABIT KO BIHMO, ZA ZNAT KO JESMO” (Non dimentichiamo chi siamo, sappiamo chi siamo).
Questo semplice messaggio racchiude la lotta dei croati molisani per ricordare le proprie radici. A questo è particolarmente attenta la “Fondazione Agostina Piccoli”, nata nel 1999.
Francesca Sammartino, succeduta al padre Antonio Sammartino alla guida della Fondazione, afferma con orgoglio:
“La Fondazione è stata ufficialmente riconosciuta dall’Italia nel 2002 come ente per la tutela e la preservazione della cultura, del patrimonio croato molisano e della minoranza croata molisana.
Tra le principali attività figura la promozione della minoranza croata molis in Europa attraverso convegni, pubblicazioni e mostre. La fondazione ha istituito il Premio Piccoli, che viene assegnato per risultati ottenuti nella cultura e nell’arte legate alla lingua, al patrimonio e alla storia della comunità croata nella regione italiana del Molise.
La fondazione dispone anche di un centro di documentazione e ricerca, offre corsi standard di lingua croata e pubblica una rivista culturale in croato e italiano, “Riča Živa/Parola Viva”.
Nell’ambito della conservazione del patrimonio, la Fondazione ha avviato la manifestazione “Večera na našo” (Una serata in cammino), in cui vengono premiati i migliori poeti croati molisani.
L’evento di quest’anno, che si è svolto l’11 agosto, ha assegnato premi a tre eccezionali opere di poesia. La stessa sera si è svolta anche la 16a presentazione del libro e della mostra “Croats United by the Dye” di Branka Pesic Filipovic, parte del progetto globale sulla tintura avviato da Nada Pridizanak Mattulich di San Pedro, California.
Con la mostra nella sua città natale è stato reso omaggio ad Antonio Sammartino, difensore della lingua e della cultura croata in Italia.
Nella parte musicale del programma, il soprano split Vita Vregalo, una studentessa pluripremiata dell’Accademia di musica, ha cantato insieme alla professoressa Sanja Ercek Vregalo e al compositore associato Vanga Lucev.
Un repertorio accuratamente selezionato di compositori croati ha rappresentato musicalmente l’intera Croazia, e un momento speciale della serata ha previsto l’esecuzione della canzone napoletana Santa Lucia, ricordando a tutti l’importanza di Santa Lucia per questa comunità.
La celebrazione a Mundimid è durata tre giorni, pieni di poesia in croato molis, ed è culminata con il tradizionale “multietnik”, un evento che riunisce diverse nazioni in un unico luogo.
Lo stand croato, adornato con le cravatte, era un simbolo di orgoglio e unità, ed i partecipanti indossavano con orgoglio le cravatte come simbolo della loro identità.
Nella storia dei croati in questa parte d’Italia, vale la pena menzionare anche la vicina città di Vasto in Abruzzo, al confine con il Molise, che conta circa 40.000 abitanti.
A Vasto ci sono le strade Dalmazia, Ragusa, Zara, Cebenik, Lesina e Braga. La Chiesa di Maria Santissima del Carmine fu costruita nel XVII secolo sulle fondamenta della Chiesa di San Nicola degli Schiavoni del 1362, costruita da una numerosa colonia croata.
Nonostante sia diminuito il numero delle famiglie croate, si sono conservati i cognomi di origine croata: Stanisci, Schiavone, Di Spaladro, Spaladino, Marcovecchio, Pesca, Bracon, Buccicchio, Pisco, Lalli, Matasa, Matiacchio, Miri, Mision, Beca, Radocia Rosica , Sandichia, Silla, Suriani , Denise e Teddy.
Nell’archivio di Vasto sono conservati documenti del XVI secolo che testimoniano la vivace attività commerciale con Spalato e Ragusa, nonché l’apprendimento degli italiani dalla Dalmazia alla salatura della carne e del pesce.
Allo stesso tempo, gli insediamenti croati si stabilirono lungo tutta la costa italiana dalle Marche alla Puglia, collegando ulteriormente le due coste adriatiche. Oggi però l’area dove vive la minoranza croata è limitata alla piccola zona di Molis.