Strip è un campione frenetico, nonostante tutto. È il settore alimentare italiano, che nell’ultimo decennio ha registrato una crescita significativa, passando in valore da 53 miliardi nel 2012 a 90 miliardi nel 2023. Un “boom” che non ha lasciato indietro l’export, che ha registrato una crescita continua, passando da Da 23 a 44 miliardi nello stesso periodo. I dati includono anche la forza lavoro, in crescita, con il numero degli addetti solo nel settore della trasformazione alimentare che passa da 449.000 a 488.000, con un aumento di 39.000, in un periodo non particolarmente favorevole per l’economia italiana. Di seguito, in sintesi, la foto scattata dall’Osservatorio dell’industria alimentare n. 10, “Dieci anni di cibo italiano”, con l’Osservatorio sulle performance e sui modelli di business delle aziende alimentari italiane, realizzato dall’Università di Scienze Alimentari di Pollenzo (fondata nel 2004 su iniziativa di Slow Food) e Ceresio Investors.
Negli ultimi dieci anni, le aziende alimentari italiane hanno costantemente ottenuto risultati migliori rispetto alle aziende italiane di medie dimensioni (Mbres Data) non solo in termini di redditività (Roi), ma anche in termini di produttività degli investimenti e rapporto debito/Pil. Le aziende del Belpaese, note per la buona posizione di leadership in molti segmenti di mercato, sono ancora relativamente piccole, Con un fatturato medio di circa 97 milioni di euro e 178 dipendenti. Dal 2013 al 2022, le vendite medie sono cresciute del 4,4% annuo, e l’alimentare italiano continua a essere caratterizzato da una prevalenza di piccole e medie imprese a controllo familiare, Questo approccio, pur garantendo buone performance bilanciando tradizione e innovazione, costituisce un oggettivo limite nel confronto internazionale. Le aziende del campione del Food Industry Monitor hanno effettuato 72 acquisizioni dal 2009, di cui ben 26 con target internazionali, per un valore complessivo di 5,4 miliardi di euro. Le acquisizioni sono uno strumento efficace per una crescita redditizia; A tre anni dalla conclusione dell’operazione, infatti, le aziende che hanno effettuato acquisizioni hanno registrato un aumento del fatturato di poco inferiore al 90% e un miglioramento del margine EBITDA del 6%.
Passando all’andamento del 2023, lo scorso anno è stato un anno molto positivo per il settore alimentare con una crescita del 10% Grazie al buon andamento del mercato locale e all’ottima performance testimoniata dall’export. Nel 2023 le esportazioni del settore hanno raggiunto 44 miliardi di euro (+6,3%) Un numero eccellente anche se inferiore alla crescita che abbiamo visto nel 2022, guidata in parte dall’aumento dei prezzi. I dati sulla redditività mostrano uno scenario ampiamente positivo. La redditività dell’attività di negoziazione (Ros) raggiunge il 5,1%, dato in linea con quello registrato nel 2022. Il rendimento del capitale investito è prossimo all’8% ed è leggermente superiore a quello del 2022, grazie alla capacità di miglioramento delle scorte. L’industria continuerà a crescere nel biennio 2024-2025 a ritmi superiori al Pil: in particolare, si prevede una crescita del +4,8% per il 2024, mentre sarà del 5,2% per il 2025. Continueranno ad aumentare anche le esportazioni; La stima fatta è che nel 2024 la crescita delle vendite estere sarà dell’8,1% e nel 2025 del 7,3%. Nel 2024 i settori tipici del made in Italy come caffè, olio, liquori e vino cresceranno a ritmi superiori alla media del mercato, grazie soprattutto ai buoni risultati sul mercato internazionale. Altri settori come pasta, latte, latticini e dolciari cresceranno a ritmi leggermente inferiori, a causa delle tensioni causate dal sistema distributivo e della contrazione dei consumi in alcuni settori del mercato italiano.
“Il settore continua a crescere grazie alla buona tenuta dei consumi interni e al forte dinamismo del mercato internazionale. L’export di qualità rappresenta un volano decisivo per il settore alimentare italiano”. Gabriel Corti, amministratore delegato di Serisio Investors, ha spiegato Carmine Garzia, responsabile dell’Osservatorio scientifico e docente di Management all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. “È necessario sottolineare l’eccellenza assoluta del settore, che in 10 anni è riuscito a superare diverse crisi economiche, la pandemia, le tensioni geopolitiche e i processi di de-globalizzazione, continuando a crescere al di sopra della media nazionale, incrementando le esportazioni e generando un interesse sostenuto nelle fusioni e acquisizioni”. Alessandro Santini, Responsabile Corporate e Investment Banking di Serisio Investors, ha osservato: “È tempo che le aziende alimentari italiane consolidino gli ottimi risultati ottenuti nel periodo post-Covid. La crescita inclusiva è una priorità che va perseguita anche attraverso acquisizioni e fusioni che andranno a beneficio non solo della singola azienda, ma anche della produzione. Catene.”
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