Centodue anni fa, l'8 gennaio 1922, a Firenze, nasceva Artemio Franchi, l'uomo considerato da molti il più grande dirigente sportivo italiano di tutti i tempi.
Come Presidente della Federcalcio italiana (dal 1967 al 1976 e dal 1978 al 1980), Franchi ha ricoperto anche importanti ruoli internazionali: è stato Presidente della UEFA, Vicepresidente della FIFA e Presidente del Comitato Arbitri sia della UEFA che della FIFA . Inoltre, è stato membro frequente del Comitato organizzatore della Coppa del Mondo, partecipando a sei edizioni del torneo.
L'assunzione della carica di Presidente Federale in una delle fasi più basse della storia del calcio italiano, subito dopo l'uscita della Corea del Nord dai Mondiali del 1966 e dopo alcune decisioni storiche (tra cui il divieto di acquisto di giocatori stranieri, anche durante il suo regno). Influenza), riuscì in breve tempo a ribaltare le sorti degli Azzurri. Sotto la sua presidenza, l'Italia divenne campione d'Europa nel 1968 e raggiunse la finale dei Mondiali due anni dopo, nel 1970.
Morì tragicamente in un incidente stradale il 12 agosto 1983, un anno dopo la terza apparizione del fuoriclasse italiano ai Mondiali di Spagna 82, durante i quali era vicepresidente della FIFA. I funerali si tennero nella Sala Coverciano, simbolo del suo caro status e incarnazione della sua opera di riforma.
Souvenir e valuta. In mostra al Museo del Calcio di Coverciano alcuni suoi cimeli che ricordano la sua straordinaria carriera. Tra questi c'è una moneta del valore di cinque franchi svizzeri, donata dal figlio Francesco, che oggi fa parte del comitato esecutivo del museo. Si tratta della celebre “moneta” utilizzata dall'arbitro “tedesco” Kurt Tschencher per decretare il vincitore della semifinale degli Europei del 1968 tra Italia e Unione Sovietica. A quel tempo, i calci di rigore non venivano assegnati in caso di pareggio alla fine dei tempi supplementari, quindi per determinare il finalista doveva essere effettuato un sorteggio. Il lotto era a favore degli Azzurri e oggi questa moneta è esposta nella parte espositiva del Museo del Calcio Coversiano, accanto alla maglia dell'allora capitano della Nazionale Italiana, Giacinto Facchetti.
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